martedì 12 maggio 2020

NON TORNIAMO AL MONDO DI PRIMA


Muhammad Yunus è l’ideatore del microcredito moderno, ossia di un sistema di piccoli prestiti destinati ad imprenditori troppo poveri per ottenere credito dalle banche tradizionali. Muhammad Yunus pensa che anche le famiglie più povere debbano avere le stesse opportunità di costruirsi una propria attività come quelle ricche. In questo momento però è un altro problema ad affliggerci, anch’esso legato all’economia, si tratta dell’epidemia di coronavirus e dei suoi effetti. Quindi il grande interrogativo che si pone Muhammad Yunus, e che dovremmo porci tutti è questo.  Dobbiamo far ripartire la nostra economia dal punto in cui l’avevamo lasciata o è meglio ricominciare da capo? Tutto ad un tratto si sente parlare solo di questo virus, i grandi problemi che c’erano prima di lui sono stati dimenticati; i cambiamenti climatici, la disoccupazione di massa, i paesi sotto sviluppati che soffrono a causa di quelli più sviluppati che li sfruttano e l’eccessiva ricchezza in mano di pochi. Dove sono finiti questi problemi? Perché non se ne sente più parlare ? Vorremo veramente ritrovarci con essi usciti da questa situazione? Abbiamo quindi la libertà di scelta. Se volessimo ripartire da capo dovremmo però stare attenti a quei vecchi problemi, anche se li ignorassimo ci si ripresenterebbero davanti. Quindi questa “nuova economia” deve come prima cosa stare attenta al passato per cercare di risolvere le cose che in questo recente passato ci hanno indebolito e reso il mondo quello che è.  La soluzione sarebbe prima eliminare i vecchi problemi, per poi andare avanti con l’innovazione, facendo crescere l’economia. 
Qua sotto ci sono approssimativamente spiegate le parole che ha scritto Muhammad Yunus nel suo programma della “nuova ripresa” fondato sulle imprese sociali. Queste imprese sociali di cui parla Yunus sono studiate e create per risolvere i problemi delle persone. I governi dovrebbero essere i primi ad incoraggiare e finanziare le imprese sociale di ogni settore. Il governo dovrà poi spronare le aziende già esistenti per trasformarle in imprese sociali e aiutarle a farle crescere. I frutti delle imprese sociali inizieranno a notarsi quando diventeranno una sorta di impresa “no profit” e si avranno collaborazioni e alleanze al di là dell’aspetto e dell’obbiettivo economico. Queste imprese sociali porteranno il mondo e l’economia a pensare meno ai soldi e al guadagno, ciò porterà al maggiore attenzione all’ambiente e ai problemi veramente grandi dell’uomo. Ci sarebbe così un mondo più altruista, generoso e meno interessato a secondi fini. 
Nelle precedenti frasi ho scritto “mondo” perché, se mai queste imprese sociali si realizzassero e funzionassero, si parlerebbe di un ecosistema globale enorme e collegato in modo internazionale. Anche gli imprenditori con le imprese sociali però avranno giustamente alcuni problemi, come la disoccupazione che subito si verificherà a causa del tracollo dell’economia. Se mancheremo di impegnarci in un programma di ripresa economica post-coronavirus trainato da una consapevolezza sociale e ambientale, imboccheremo inevitabilmente una strada molto peggiore della catastrofe provocata dal coronavirus… la caduta irreparabile dell’economia e di conseguenza di tutte le cose che ne derivano. L’unico modo è smettere di pensare ai soldi e iniziare ad unirci tutti insieme, una volta per tutte, per formare qualcosa di solido sul quale  basare il nostro “incerto” futuro.

Carlo di Paolo, Martina Lombardi, Diego Gentile, Sara Vasquez

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